La raccolta fotografica esemplifica efficacemente le molteplici funzioni rivestite dall’Accademia dalla metà dell’Ottocento fino agli anni della Riforma Gentile: didattica e tutela, restauro e sviluppo urbanistico, promozione e mercato dell’arte.
Fra le donazioni di maggior rilievo, il lascito di Francesco Hayez delle carte salate di Luigi Sacchi, il primo a utilizzare le fotografie per l’insegnamento, riproducenti monumenti italiani del Medioevo e del Rinascimento.

L’importanza della fotografia per la didattica, con ripetute richieste di acquisto, è affermata in particolare da Camillo Boito, professore di architettura dall’Unità, al quale si deve l’acquisizione di circa duecento positivi, fra cui l’ampia serie dedicata alle cattedrali di Puglia realizzata da Romualdo Moscioni. Un album intitolato “L’Arte in Italia” è invece riferibile all’attività critica di Giuseppe Mongeri, già segretario dell’Accademia negli anni cinquanta dell’Ottocento, professore di Storia dell’arte dal 1878. I tredici volumi della sua collezione, pervenuti per lascito testamentario nel 1891, costituiscono una straordinaria testimonianza delle origini della storia dell’arte in Italia prima dell’approdo, con Adolfo Venturi, all’insegnamento universitario.

A questo nucleo si affianca l’archivio di Gustavo Frizzoni (contenente anche materiali riconducibili a Giovanni Morelli), donato dallo storico dell’arte nel 1919, comprendente circa 5500 positivi – prevalentemente riproduzioni di opere d’arte del Rinascimento – fondamentali per la conoscenza del collezionismo non solo lombardo. L’ultima significativa testimonianza è rappresentata dagli album miscellanei “Il Bel Paese”, probabilmente allestiti dal segretario Giulio Carotti (1902-1917). Il prevalere del libro illustrato e la perdita irrimediabile di funzioni subita dall’Accademia avrebbe ridotto, sin quasi all’estinzione, l’afflusso di materiali fotografici, i quali assommano attualmente a circa 28.000 positivi.